I mazzi standard
Tarocco piemontese
Semi: italiani
Carte: 54, 78
Figure: intere, speculari
Onori: interi, speculari
Lista dei mazzi di carte nel museo 7bello
- Tarocco Piemontese, Solesio, 1914-1917
- Tarocco Piemontese, Beltramo, 1889
- Tarocco Piemontese, Cesare Jona (o Iona), 1915
- Tarocco Piemontese, Stabilimento Grafico Morreale, 1943
- Tarocco Piemontese, Solesio, 1913
- Tarocco Piemontese, Solesio, 1933
- Tarocco Piemontese, Viarengo, 1862-1874
- Tarocco Piemontese, Alessandro Viassone, 1895
- Tarocco Piemontese, Vindobona, 1950
Descrizione
Del Tarocco Piemontese è possibile identificare tre sottotipi che si sono succeduti nel tempo, anche se la distinzione tra questi non è sempre così netta e non esistono peraltro date di separazione nelle transizioni da uno all'altro.
Tarocco piemontese arcaico
Il Tarocco Piemontese arcaico 1 è un mazzo da 78 carte a figure e onori interi. Venne usato in Piemonte dal 1730 fino al 1870 circa, quando Solesio di Genova ne produsse gli ultimi mazzi conosciuti.
È il più antico dei tarocchi Piemontesi che derivano dal tarocco di Marsiglia da cui si distinguono per il Diavolo, con un volto disegnato sull'addome e senza i pantaloni di pelo.
Questo volto disegnato sull'addome della figura demoniaca si trova in numerose incisioni del XV e XVI secolo
.Si può osservare anche nei primi tarocchi ferraresi del XV secolo, nel Tarot de Paris e nel Tarot Vieville, entrambi del XVII secolo, e in un tarocco di Marsiglia datato 1743 conservato al museo H. Fournier di Vitoria-Gasteiz
.
Un altro mazzo dello stesso tipo è stato riprodotto da Héron con il titolo "Tarot de Nostradamus". Il famoso astrologo francese però è morto nel 1566 e perciò non ha mai potuto vedere queste carte; al massimo le ha potute pre-vedere, viste le sue capacità. Forse le iniziali N D sui 2 di denari e coppe hanno suggerito il nome commerciale del mazzo? Il tarocco riprodotto presenta alcuni nomi degli onori non standard e un inusuale disegno del cavallo di spade con spada a due punte. Fournier ne ha riprodotto un mazzo
del 1743 di Jean Payen, uno dei più antichi mazzi di questo tipo.Tarocco piemontese intermedio
Carte caratteristiche sono l'Eremita a testa coperta e la Luna raffigurata di profilo. Il cavaliere di coppe ha la testa coperta, cosa del tutto inusuale per i discendenti del tarocco di Marsiglia. Il re di denari ha un seme in alto, in aggiunta al precedente seme disegnato sul ginocchio. Questa caratteristica si trova anche nel tarocco Piemontese.
Il mazzo riprodotto ha il bollo utilizzato nel periodo 1874-1879. È stato ristampato dalle Edizioni del Solleone di Vito Arienti, che ha riprodotto altri magnifici mazzi antichi oltre che opere originali di artisti moderni. Da notare l'iniziale per la figura femminile all'interno del seme di denari che, nonostante la scritta Regina in basso, era D (donna o dama).
Alcuni mazzi hanno una connotazione ibrida che li colloca tra questo tipo "intermedio" e quello "arcaico"; una sorta di transizione tra le due tipologie.
Faustino Solesio ha stampato, fino a metà del secolo scorso, una versione del tarocco piemontese a figure intere.
L'Eremita ha la testa scoperta e la Morte non ha nome (come nel tarocco Piemontese arcaico) ma la Luna è di profilo e il re di denari ha due semi (come nel Piemontese intermedio).
Sembra essere un disegno di transizione tra i due tarocchi piemontesi, un fossile sopravvissuto almeno fino al 1946, molto probabilmente l'ultimo tarocco piemontese stampato a figure intere.
Quest'altro mazzo ha caratteristiche diverse. Purtroppo è incompleto e questo non ci permette di controllare alcune carte importanti per l'attribuzione a un tipo piuttosto che a un altro. È stato stampato a Novara da Amedeo Candiani negli anni tra il 1914 e il 1917 come si evince dal bollo.
Tarocco piemontese
Il Tarocco Piemontese 3 è un mazzo di tarocchi a figure e onori interi, fino alla fine del XIX secolo, e speculari successivamente. È l'unico mazzo da 78 carte utilizzato oggi in Italia per giocare. Ne esiste anche una versione ridotta di 54 carte, tipica della zona di Asti, detta mazzo castrato.
L'uso di carte di questo tipo però è comune in Piemonte e parte della Liguria solo dalla fine del XIX secolo.
Carte caratteristiche sono il Matto, che ha perso il cane ma ha trovato una farfalla che sembra indicargli la via, e l'asso di coppe, non più il calice gotico con colonne che i precedenti tarocchi piemontesi avevano ereditato dal tarocco di Marsiglia, ma un vaso tondo con dentro fiori.
Nel mazzo a destra, con bollo dell'ultimo anno in cui la ditta Carolina vedova Beltramo rimase attiva, il Matto è chiamato Pazzo, con le Z scritte al contrario. Sotto si possono vedere mazzi di tarocco piemontese di altri fabbricanti.
Nel mazzo a figura intera il Bagatto tiene in mano un bastoncino mentre nel mazzo a figure speculari sembra brindare con la coppa che tiene sollevata.
Il mazzo a destra
è stato bollato nel 1950 e, rimasto invenduto, è stato portato nel 1955 all'ufficio del registro di Pistoia per adeguarlo alla nuova tassazione. Un precedente proprietario ha numerato a matita le carte in modo strano (la successione è onori, bastoni, coppe, spade e denari con alla fine il Matto) e ha messo un segno, forse il sole o la luna, sugli onori. Questo probabilmente per usare le carte a scopo cartomantico; solo con le carte così "segnate" è possibile capire se sono diritte o rovesciate. Inoltre su alcune carte c'è la "conversione" da semi latini a semi francesi, anche questa non ortodossa. Infatti, contrariamente al solito, i bastoni diventano quadri e i denari fiori.