I mazzi standard
Tarocchino milanese
Semi: italiani
Carte: 54, 78
Figure: intere, speculari
Onori: interi, speculari
Denominazione alternativa: Tarocchino lombardo
Non più prodotto
Lista dei mazzi di carte nel museo 7bello
- Tarocchino milanese, Giuseppe Beghi S.A., 1932
- Tarocchino milanese, Bordoni & Borgonovo, 1880 ca.
- Tarocchino milanese, Ferdinando Gumppenberg, 1815 ca.
- Tarocchino milanese, Pietro Negri, 1869 ca.
Descrizione
Il Tarocchino Milanese 1, già Torocco italiano, è un mazzo da 54 o 78 carte nato a figure e onori interi e successivamente anche speculari. Il mazzo da 54 carte ha solo i numerali dall'asso al 4 per coppe e denari, e dal 7 al 10 per spade e bastoni. Nella seconda metà del XVIII secolo è stampato in diverse città italiane, come Bologna, Milano, Gorizia, Trieste.
Ha caratteristiche del tarocco di Marsiglia, a sua volta derivato dal tarocco milanese del XV - XVII secolo (vedi foglio della collezione Cary all'Universita di Yale, carte ritrovate nel Castello Sforzesco di Milano) 2.
Viene detto tarocchino perché i mazzi stampati a Milano avevano solitamente un formato più piccolo del consueto.
Le carte che lo distinguono dal tarocco di Marsiglia sono la Luna vista di fronte e il Giudizio, con la tromba senza vessillo. L'onore 1 viene spesso chiamato Bagatèl o Bagattèl, ragazzo in dialetto milanese. Carta caratteristica è il Diavolo con i pantaloni di pelliccia e i due diavoletti di fianco.
Attorno al 1830-40 di questo tarocco ne viene incisa una versione da Carlo Della Rocca per Gumppenberg, che, date le sue peculiarità, viene considerata una tipologia a sè stante. Negli stessi anni, il Dotti, che per un periodo aveva lavorato con Gumppenberg, produce anche lui una versione incisa più vicina al tarocchino milanese classico, a cui successivamente diversi fabbricanti milanesi si rifaranno. Questo mazzo però, data la sua aderenza maggiore con le caratteristiche del tarocchino milanese, lo possiamo classificare in questo standard.
Un mazzo di Beghi (in cui manca l'onore XVIII, la Luna), con bollo del 1932 riprende il Tarocchino milanese inciso dal Dotti. L'onore XIV da Temperanza è diventato Intemperanza. Inoltre il Matto ha una lettera P sulla schiena, forse l'iniziale di pazzo, messa sulle divise dei malati psichici in passato in modo che potessero essere identificati.
Il bollo fino al 1862 era sul re di bastoni 3 che a tale scopo aveva un cerchio bianco in mezzo alle gambe, ma quest'altro mazzo
, successivo al 1860 circa, ne è privo. Il mazzo è incompleto, ma su nessuna delle carte presenti compare lo spazio per apporre il bollo.
Con l'avvento del regno d'Italia il bollo viene posto per legge sull'asso di denari, come nel mazzo di Edoardo Dotti (uno degli ultimi produttori a stampare questo disegno) di cui sopra sono riprodotte alcune carte, uno degli ultimi produttori a stampare questo disegno.
In una collezione privata c'è un mazzo stampato da Giuseppe Beghi a Piacenza nel 1889 in cui il proprietario ha usato il seme e lo spazio per il bollo sul re di bastoni per disegnare un contrabbasso
.