I mazzi standard

Cuccù

Carte: 38, 40
Figure: intere


Lista dei mazzi di carte nel museo 7bello


Descrizione


Caratteristico dell'Italia e da qui diffuso poi nel nord Europa, il mazzo del Cuccu o "Gioco del matto" 1 da 38 e 40 carte a figure intere.

Era ancora conosciuto, alla fine del XX secolo, in provincia di Bergamo tra Sarnico e la val Cavallina (ho imparato a giocarlo ad Adràra San Martino), in provincia di Brescia nella zona del lago d'Idro, nelle Marche, in Abruzzo nella zona circostante Campli e Montorio al Vomano, e in pochi altri paesi in Molise e Basilicata. Sembra sia ancora diffuso a New York presso i vecchi emigranti, evidentemente nostalgici dei giochi che ricordano loro la patria lontana.

Il mazzo Cuccù n. 21, Masenghini, 197x × è attualmente stampato solo da Masenghini di Bergamo ed è sempre più difficile reperirlo.

Nasce probabilmente a Bologna verso il 1700. Il primo mazzo noto è del 1717 e ha 38 carte, quelle odierne con l'esclusione della carta con il Leone. In questi primi mazzi il Bragon era conosciuto anche come Tuffo. Il mazzo moderno, con 40 carte dagli inizi del XIX secolo Il dilettevole gioco del cucco, Gumppenberg, 183x, ristampa Edizioni del Solleone, 1981, tiratura limitata 1500 esemplari × , è diviso in due serie di 20 carte duplicate, ognuna con 10 carte numerali numerate da I a X, che portano disegnato in basso una vignetta con un paesaggio, e da 10 figure che sono nell'ordine, partendo dalla carta con valore più basso:

Numero Nome Descrizione
Matto Giullare con in mano un bastone con sopra una testa simile alla sua
Mascherone manco di secchia Maschera
Secchia manco di nulla Secchio per l'acqua
Nulla Cerchio con scritta "Nulla". È il numerale 0 secondo alcuni autori, anche perché in basso ha la vignetta con un paesaggio, tipica dei numerali
I-X Numerali
XI Fermatevi alquanto Osteria
XII Gnao Gatto, in alcuni mazzi con in bocca un topo
XIII Salta Cavallo rampante
XIIII Hai pigliato Bragon Figura con in mano un fiore
XV Cuccu o Cucco Un uccello. In alcuni mazzi i disegni dei due Cuccu sono diversi, perché uno solo doveva accogliere il bollo
Leone rampante con scudo o stemma. Questa carta forse era inizialmente una carta aggiuntiva con lo stemma di un fabbricante e lo scudo ne portava il nome.
È chiamata Brèsa (Brescia) nel bergamasco, forse perché Brescia è detta la Leonessa d'Italia.
A Campli, in Abruzzo viene chiamata Dissenteria; alcuni antichi mazzi avevano sulla carta il disegno di un uomo sofferente di questo disturbo. Altri nomi di questa carta, sempre a Campli e sempre con riferimento allo stesso problema, sono Cacaccio e Grattaculo.

Un mazzo di Guglielmo Murari 2 usa nomi diversi per alcune carte: 11 Taverna, 12 Gnaf, 13 Salto e 14 Tuffo. Questo mazzo Guglielmo Murari, 1925 × è stato ristampato a cura di Nicolino Farina.
Un mazzo di questo tipo è riprodotto in Internet nel sito web Peter Endebrock's Playing-card Pages www.endebrock.de/pers-home.html. Bellissime riproduzioni di antichi mazzi sono in internet pubblicate da Tor Gjerde nel sito old.no.

Una descrizione delle carte e regole del Cuccu come è giocato nel circondario di Montorio al Vomano in provincia di Teramo, è sul sito web della Associazione Culturale Agritour di Teramo www.agritour.te.it/old/ilcucco.htm. Il sito porta anche la denominazione locale delle singole carte, usate per un gioco chiamato Stu.

Uno studioso appassionato della sua terra, delle sue usanze e del gioco del Cuccu, Nicolino Farina di Campli, ha dato alle stampe nel 2019 "Fermatevi alquanto - Il Cucù dalla Torre degli Asinelli al Grattaculo tra Gnaf e Bum" (edito da Artemia). È una vera enciclopedia del Cuccu in tutte le sue varianti, italiane ed estere, che fa seguito ad altre pubblicazioni sull'argomento dello stesso autore e ai tre mazzi del Cuccu riprodotte nel nostro Museo, due ristampe di antichi mazzi e un mazzo originale con i disegni di Nicolino Farina.
Di fronte a un'opera di questo spessore (ubi maior minor cessat) limitiamo a queste poche righe le note sul Cuccu e invitiamo gli amici cartagiocofili a consultare il volume citato per sapere veramente tutto su questo curioso gioco.

Se volete consultarne le regole, sia quelle apprese vicino a Sarnico che una variante, potete trovarle nel sito web di John McLeod www.pagat.com, una miniera inesauribile di informazioni sui giochi di carte di tutto il mondo.

In molte zone d'Italia si gioca a Cucco usando però un mazzo di carte regionali. In questo caso si gioca di solito il gioco dello scambio della carta con valore più basso con il giocatore successivo.

Di seguito le regole del CUCCO (CÖCH nel dialetto bergamasco)
Rilevato ad Adràra S. Martino (BG) nel 1975 circa.

Si gioca con lo speciale mazzo denominato Cuccu di 40 carte composto da:

  • 2 serie di figüre numerate da I a X
  • 2 serie di mate di cui 5 sono numerate da XI a XV. Nella serie ci sono in ordine crescente

di valore: Matto, Mascherone, Secchia, Nulla, XI Osteria, XII Gatto, XIII Cavallo, XIIII Bragon, XV Cucco e una figura di leone, chiamata la Brèsa (Brescia) da quando la città è stata definita "La leonessa d'Italia".

Si gioca in 4 giocatori, a coppie, oppure in 3 o 2 giocatori, rispettivamente con 1 o 2 "morti".
Si distribuiscono 10 carte per ogni giocatore, le carte del morto (o dei 2 morti) si lasciano scoperte sul tavolo, in modo che tutti ne possano prendere visione.
Gioca per primo il giocatore a destra del mazziere, mettendo sul tavolo una mata o una figura a scelta; gli altri devono rispondere a loro volta con una carta della stessa serie o, se non la possiedono, scartando una carta dell'altra serie.
Vince la mano chi ha messo in banco la carta con il valore più alto (dall'I al X e dal Matto alla Brèsa) e poi tocca a lui giocare.
Alla fine delle dieci mani si contano i punti per decretare il vincitore.
Le figure da V a VIIII valgono mezzo punto, il X e le mate dal XI al XV e la Brèsa valgono 1 punto, le altre carte non valgono niente.
In totale perciò il mazzo conta 19 punti e vince la squadra che raggiunge i 10 punti o li supera. Se entrambe le squadre sono in parità, raggiungendo entrambe i 9 punti e mezzo, si procede a calcolare i punti in un altro modo.
Le singole carte hanno un valore uguale a quello segnato senza considerare il primo segno X o V a sinistra (es.: I, VI e XI valgono un punto, V e X non valgono niente, mentre XV vale 5 punti, visto che si toglie solo il primo segno X a sinistra) mentre la Brèsa vale 6 punti, per un totale nel mazzo di 82 punti. Vince perciò chi supera i 41 punti, in caso di ulteriore parità la partita è patta.



  1. Sylvia Mann, All cards on the table, pag. 47, Al Mondo, XVIII secolo ↩︎

  2. La manifattura delle carte da gioco di Guglielmo Murari, pag. 56-57 ↩︎